SPARRT
Progetto/Spazio Arti & Ricerca
mtr | musica ⇌ teatro ⇌ ricerca 1 / 2022-23

Guido Barbieri
On stage / Out of stage
La “ricerca del luogo”
nella drammaturgia musicale contemporanea

La conferenza sarà preceduta da una breve presentazione del progetto Sparrt
e dei prodotti compresi in mtr 1/2022-23


Napoli – Centro Stabile di Musica e Cultura “Domus Ars”
via Santa Chiara, 10
mercoledì 5 ottobre 2022 – ore 18

Dove passa il confine tra teatro e non teatro? Soprattutto se al sostantivo teatro si unisce l’attributo musicale? Fino alla metà del secolo scorso la risposta era abbastanza chiara, anche se fondata più su basi empiriche che teoriche. La Lady Macbeth di Šostakovič è teatro, la Settima Sinfonia di Prokof’ev no. La Lulu di Berg si, la Kammersymphonie op. 9 di Schönberg no, la Turandot di Puccini sì, le sei Bagatallen di Webern no. “Si, no: il resto è demonio” – direbbero le Sacre Scritture. Il demonio però, con tutto il suo corteggio di dubbi e fragilità, ha iniziato a sfoderare corna e coda sin dall’indomani del secondo conflitto mondiale. Come si fa a negare fibra, seme, pelle teatrale (senza essere rosi dal pentimento) al Gesang der Jünglinge di Stockhausen, a Thema. Omaggio a Joyce di Berio, ai Polytopes di Xenakis o agli Imaginary Landscapes di Cage che formalmente teatro non sono? Da allora il confine tra ciò che è teatro musicale e ciò che non lo è diventato una linea morbida, flessibile, priva di una direzione precisa e ci obbliga a ridisegnarne continuamente il profilo. Lasciando però sul fondo del setaccio, una volta tolti di mezzo gli orpelli esteriori, tre sole, piccole, e a loro volte insicure, parole che però continuano in qualche maniera a tracciare un solco, a segnare una differenza: gesto, movimento, rappresentazione. Se in un qualunque oggetto sonoro, di ogni fattura, stile e dimensione, si riesce a rinvenire una o più di queste “dimensioni” (a volte niente affatto esplicite), allora si rende legittimo il ricorso alla definizione di “teatro”. Altrimenti è meglio lasciar perdere. E accontentarsi – se mai ce ne fosse bisogno – di altre cornici, di altri generi.

Guido Barbieri

Dopo aver praticato per trentacinque anni l’arte decadente della critica musicale (negli ultimi due decenni per il quotidiano «La Repubblica»), Guido Barbieri collabora stabilmente, oggi, con le pagine culturali de «Il Manifesto». Non ha mai scordato lo storico debito di gratitudine che lo lega, da più di quarant’anni, a Radio 3, la terza rete radiofonica della Rai, per la quale continua a condurre, per quanto saltuariamente, alcuni programmi. E continua a svolgere anche la nobile professione dell’insegnamento, occupando, ancora per pochi anni, la cattedra di Storia ed estetica della musica presso il Conservatorio “Bruno Maderna” di Cesena. Lo scorso anno ha collaborato in qualità di drammaturgo ai College della Biennale Musica di Venezia. Ed è proprio la drammaturgia musicale l’attività che pratica più assiduamente da un quarto di secolo a questa parte. Ha scritto testi, libretti e readings per alcuni dei maggiori compositori italiani, condividendo spesso il palcoscenico, come voce narrante, con musicisti di grande valore. I suoi testi sono stati messi in scena e interpretati, in Italia e qualche volta all’estero, da importanti personalità del teatro. Ha spesso sostenuto, pur senza farne una professione, il ruolo del direttore artistico fondando e dirigendo orchestre, teatri, fondazioni e società di concerti. Tuttora scrive saggi e tiene conferenze per le maggiori istituzioni musicali italiane. Nel 2009 ha ricevuto il Premio Feronia per la critica musicale.

Produzione “Il Canto di Virgilio” || Quidra
Ispf-Cnr (Istituto per la storia del pensiero filosofico e scientifico moderno – Consiglio nazionale delle ricerche)
direzione scientifica: Rosario Diana || direzione artistica: Rosalba Quindici || direzione di produzione: Rachele Cimmino

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